domenica 25 maggio 2014

Recensione del libro "Utopie Minimaliste" di Luigi Zoja

L'ultimo libro di Luigi Zoja, psicoanalista junghiano,
contribuisce sia a mettere in evidenza i paradossi e le assurdità della società nella quale stiamo vivendo, che a proporre un modello di società utopica basata su un’etica collettiva; attraverso una rielaborazione del pensiero di Hans Jonas.
Spiego il titolo del libro. Per utopia si intende:
Formulazione di un assetto politico, sociale, religioso che non trova riscontro nella realtà ma che viene proposto come ideale e come modello; il termine è talvolta assunto con valore fortemente limitativo (modello non realizzabile, astratto), altre volte invece se ne sottolinea la forza critica verso situazioni esistenti e la positiva capacità di orientare forme di rinnovamento sociale.
Viene scritto come la generazione che ha creduto nelle utopie, quella dei baby boomers, definita dall'autore come la generazione partecipe, abbia ottenuto la più uniforme distribuzione delle ricchezze, misurata attraverso l'indice di Gini. Le generazioni successive hanno visto questa distribuzione accentrarsi molto.
Per capire cosa si intenda per minimalismo, si può pensare al minimalismo in senso economico e di boicottaggio dei prodotti inutili. Questi oggetti di cui non abbiamo veramente bisogno, come ad esempio il telefono cellulare nuovo quando già neabbiamo uno perfettamente funzionante, oppure la terza automobile in famiglia quando ve ne sono già due. Questi ragionamenti vengono sostenuti anche dal movimento per la decrescita felice. Ma il minimalismo compare anche nella storia della rivoluzione russa:
bolscevismo Movimento politico e dottrina sviluppatisi in Russia. Il b. nacque all’interno del Partito operaio socialdemocratico russo, fondato nel 1898 da G.V. Plechanov e da P. Axelrod. Durante il secondo congresso, che si tenne a Londra nel 1903, il partito si era suddiviso in due frazioni, massimalista e minimalista. I bolscevichi (dal russo bol´ševik «maggioritario») rappresentavano la corrente più rivoluzionaria, che si opponeva alla minoranza dei menscevichi (dal russo men′ševik «minoritario»). Guidati da Lenin, che sviluppò la sua concezione organizzativa nel Che fare? (1902), i bolscevichi erano convinti della necessità di costruire un partito formato da rivoluzionari di professione, caratterizzato da una rigorosa disciplina e da un severo centralismo (evolutosi poi in «centralismo democratico»).
Un altro concetto molto importante per capire il testo è quello di individuazione, per come viene inteso nella psicologia analitica di Karl Gustav Jung:
I disturbi psichici, quindi, non possono essere sempre ricondotti a una causa di tipo sessuale, ma vanno compresi nel più generale processo di individuazione attraverso il quale l’intera personalità di un individuo viene progressivamente alla luce. Tale processo ha, per un verso, un carattere ‘involontario’, ma, per altro verso, può realizzarsi pienamente e in modo equilibrato soltanto se la sfera cosciente vi prende parte, integrando progressivamente le istanze che emergono dalla sfera inconscia. Guidato dalla ‘logica’ della personalità nella sua interezza (il Sé), il processo di individuazione può tuttavia essere avvertito come pericoloso o inaccettabile dalla coscienza, che rappresenta soltanto una parte della personalità (e quindi segue una logica ‘parziale’, condizionata anche dall’adattamento al contesto sociale).
Il testo è notevole, perché seguento la filosofia di Hans Jonas smonta sia l’utopia comunista, che quella del “libero” mercato. Viene fatta una psicoanalisi di Ernesto “Che” Guevara come esempio di utopia massimalista che come risultato ha portato il contrario di ciò che affermava come il proprio obiettivo iniziale.
Il dibattito tra Michel Foucault e Noam Chomsky
L’altro esempio di utopia minimalista che viene presentato nel libro è quello di Michel Foucault nel dibattito con Noam Chomsky. Foucalt prevede un sovvertimento violento della società dal basso.
Porta come esempi anche quelli della pizza e della Coca Cola che vengono consumate anche da chi fa sacrifici per arrivare a fine mese come rituale collettivo.
L’autore spiega come spesso succeda che delle persone intelligenti, pur di seguire dei comportamenti che ormai sono abitudinari e socialmente accettati, compiano delle azioni che non portano alcun vantaggio né a loro, né alle persone che gli sono intorno. Lo psicoanalista consiglia, infatti, prima di prendere una decisione riguardante anche le azioni più semplici, quale sia il motivo reale per il quale si compie tale azione e chi ne abbia effettivamente vantaggio.
Tra gli esempi concreti che vengono portati, c'è l'esempio della vacanza. Nonostante il fatto che oggi compriamo le automobili per andare in vacanza, grazie ad internet potremmo scoprire un pacchetto vacanze per l’Australia, che ci porta a lasciare l’auto in garage, il cane nel canile e la nonna nel pensionato, con conseguenti sensi di colpa. Tutto questo per poi andare in vacanza a fare di tutto per sentirsi ancora a casa: cercando notizie dall’Italia e cibo italiano. Probabilmente non era necessario andare così lontano per rilassarsi un po' e probabilmente si sarebbe potuto andare in un posto in cui sia possibile portare con sé sia la nonna che il cane.

Tra le cose che possono essere migliorate nel libro sono alcuni passaggi in cui scelte e decisioni sono poco argomentate. Un esempio è quello in cui si afferma che presumibilmente i popoli nativi dell’America pensino che le terre siano loro state assegnate dal destino. Luigi Zoja non spiega su cosa basi questa considerazione. Un altro esempio è la scelta della costituzione americana come oggetto di studio per trovare dei principi. Il fatto che sia una nazione egemone non significa che i pricipi siano migliori. In altri casi l’autore presuppone nei lettori una conoscenza della storia che spesso questi non hanno.
Spesso vengono citate altre opere dell’autore stesso senza fornire un riassunto dell’opera, il che rende quasi futile la citazione, che comincia a sembrare più una pubblicità degli altri libri, che un contributo vero e proprio alla tesi che si sta portando avanti. Anche la frequenza di tali citazioni è eccessiva.
Dal punto di vista linguistico, il testo presenta molti inglesismi, che in alcuni casi si trasformano in errori grammaticali veri e propri, che scompaiono se si cerca di pensare la stessa frase in inglese. Probabilmente il testo avrebbe meritato una ulteriore rilettura da parte di un esperto di italiano.
Il volume è di respiro molto ampio, sia per quanto riguarda i riferimenti storici che quelli alla politica internazionale, che all’economia. Sembra mancare una unione di fondo di tutte queste tematiche.
Un libro simile per ampiezza di respiro e per conclusioni è “Il punto di svolta” di Fritjof Capra.

Nessun commento:

Posta un commento